Intervista: 4 domande sulla professione di architetto.

Giovani architetti e giovane professione. Quali sono le difficoltà, e le possibilità, dell’essere un giovane architetto oggi in Italia?                
Essere un giovane architetto in Italia è un problema. Le difficoltà più grandi non sono quelle legate all’esperienza ma piuttosto quelle legate alla burocrazia, al reperimento di commesse, all’impossibilità di raggiungere determinati standards in termini di orari lavorativi commisurati ai compensi. Come sappiamo la figura dell’architetto in Italia è purtroppo del tutto compromessa. Nonostante tutto però crediamo che ogni lavoro di qualità, ogni ricerca, accresca non solo il nostro sapere, ma la possibilità stessa di poterne iniziare un altro. In ogni caso abbiamo sviluppato una certa tenacia…

Edifici, grafica, design e molto altro ancora, oggi la professione dell’architetto è molto cambiata rispetto al passato. Qual’ è l’ambito, o gli ambiti, che secondo te rappresentano il futuro dell’architetto? Quale sarà il suo ruolo nella società?
Sarebbe interessante che l’architetto in Italia fosse almeno considerato come qualsiasi altro professionista. In ogni caso per noi l’architettura è un modo per pensare la realtà. Ogni progetto è una scoperta, in cui si condensano le esperienze pregresse e che, soprattutto, apre a scenari inaspettati. Il futuro, l’architetto ce l’ha davanti agli occhi ogni giorno.

A.Rossi, saggio “Architettura  per  i Musei” sosteneva: “ Per quanto io ritenga tutta l’architettura un fatto positivo, un argomento concreto, penso che alla fine noi ci scontriamo contro qualcosa che non può essere del tutto razionalizzato: questo qualcosa è in gran parte l’elemento soggettivo.”

Ciò che più ammiro nello stile e nel pensiero di Aldo Rossi è proprio “l’elemento soggettivo” presente in ogni sua opera, il suo coraggio nel distaccarsi dalle mode del momento e nel proporre nuove idee; spesso scontrandosi con le critiche di chi ottusamente non riusciva a comprendere il suo pensiero complesso e profondo.

 Originalità, coraggio e soggettività sono tre tra i più importanti valori che Aldo Rossi ci insegna e bisogna ringraziarlo per averci trasmesso il valore di un’architettura originale e soggettiva, qualità necessarie per poter sviluppare un proprio pensiero e un proprio stile personali, senza lasciarsi influenzare dal mondo esterno e dai pensieri altrui.

«È come se fossimo su un palcoscenico è come se fossimo in un teatro, ognuna di queste architetture è un personaggio, ognuno di questi personaggi ha un carattere e noi percorrendo questo palcoscenico mettiamo insieme questi caratteri e viviamo questa straordinaria esperienza».
Progettare un edificio urbano significa allora porsi il problema della costruzione di un personaggio che abbia un suo carattere. Un carattere che non può che essere costruito sulla ragione più profonda del “personaggio”, sulla sua identità. 

È lo stupore, forse, il carattere più evidente della straordinaria personalità di Aldo Rossi, la sua capacità di stupirsi sempre, dell’architettura come della vita»

Ed infine, la domanda delle domande: cos’è per te l’architettura?

La verità è che l’architettura può annoiare e divertire al tempo stesso. E’ la nostra vita e la nostra natura, il motivo per il quale ci alziamo presto ogni mattina dal letto, ma che ci fa andare a dormire tardi ogni sera. E’ un sentiero maledetto come il blues, una musica che tutti comprendono, ma che in pochi sanno suonare.

Ho affrontato molti lavori diversi nel campo: dal ripristino di tetti, a rifacimenti di ville, passando per lavori di restauro di fabbriche o edifici di valore storico e da interventi di manutenzione straordinaria. Per quanto riguarda ristrutturare casa, ogni casa e ogni cantiere sono a sè, ognuno appassionante in modo diverso.

La riqualificazione è una sfida affascinante dove i migliori interventi riescono quando l’architetto riesce a fare un passo indietro, a non imporre la sua firma ma a mimetizzarsi senza però scomparire